Le baby-finestre sono ampiamente accettate dalla popolazione svizzera. Talvolta il parto confidenziale viene proposto in alternativa ad esse. ASMB-Attualità si è intrattenuta a colloquio su questo argomento con Dominik Müggler, iniziatore delle baby-finestre in Svizzera e presidente della Fondazione ASMB.
Dominik Müggler: Il Comitato per i diritti del fanciullo dell’ONU è preoccupato del fatto che i bambini consegnati alle baby-finestre potrebbero non conoscere mai i loro genitori biologici. Tale preoccupazione è parimenti condivisa da noi. Tuttavia siamo persuasi che, prima di poter fare valere ulteriori diritti, i bambini debbano dapprima sopravvivere ai rischi che intervengono nel periodo dopo la nascita. Il diritto alla vita è pertanto prioritario.
Con le baby-finestre l’ASMB vuole offrire una soluzione alle donne che rischiano di abbandonare o addirittura di uccidere i loro bambini, dando loro la possibilità di preservarne la vita e di portarli in un luogo sicuro che conferirà loro un aiuto medico.
Il parto confidenziale viene parimenti sostenuto da parte nostra. Esso ha luogo con assistenza medica. L’identità della donna viene trattata confidenzialmente mediante pseudonimo. Dopo la nascita il bambino rimane in ospedale, e più tardi sarà dato in adozione. All’età di 18 anni potrà conoscere l’identità della sua madre biologica.
Per le donne che non vogliono rendere nota la loro gravidanza e il parto, il parto confidenziale non rappresenta una soluzione. Si tratta in tal caso di donne che non sopportano il pensiero che 18 anni dopo suonerà alla porta di casa un figlio o una figlia che fino ad allora era dovuto rimanere completamente sconosciuto a tutti. Nel parto confidenziale non vi è una garanzia dell’anonimato. All’ingresso in ospedale la donna deve indicare la sua identità, che viene resa nota anche all’ufficio dello stato civile e alla cassa malati. Vi è anche il rischio che il personale medico la riconosca. La madre deve inoltre comparire personalmente sei settimane dopo la nascita dinnanzi all’autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) per dichiarare la consegna in adozione. Dopo altre sei settimane deve recarsi nuovamente presso tale autorità per rinunciare definitivamente al suo diritto di revocare la consegna in adozione. Anche qui corre il rischio di essere riconosciuta; inoltre viene già in un certo senso «iscritta» presso l’APMA. Per le donne che vogliono nascondere a chiunque la nascita e per quelle che ritengono del tutto impossibile tenere il bambino con sé, al momento l’unica soluzione è la baby-finestra.
La donna rimane nell’anonimato tutto il tempo che vorrà, senza rendersi punibile. Pertanto essa non viene ricercata. Decide da sola se e quando uscire dall’anonimato; ha il diritto di recuperare il suo bambino almeno durante 12 mesi. Nel caso del parto confidenziale, invece, già dopo 12 settimane la madre deve cedere irrevocabilmente il suo «diritto al bambino».
Si tengono discussioni in località, che corrispondono al nostro concetto. Nessuna donna che si sente in stato di estrema necessità dovrebbe percorrere più di 50 km per deporre il suo bimbo in una baby-finestra. Di qui il fabbisogno di almeno 10 baby-finestre per la Svizzera.