A fine ottobre 2015 ha fatto il giro del mondo la notizia dell’abbandono della cosiddetta regola del figlio unico da parte della Cina. Dagli annunci pervenuti si poteva evincere che fosse in atto una svolta radicale.
Il trattamento che la Cina riserva alle coppie e alle famiglie è un tema riportato a più riprese dai titoli della cronaca a causa delle gravi violazioni dei diritti dell’uomo. Per tale motivo, a fine ottobre la notizia dell’abbandono della cosiddetta regola del figlio unico da parte di questo Paese ha fatto il giro del mondo in un batter d’occhio. Dagli annunci pervenuti si poteva evincere che fosse in atto una svolta radicale.
Molti si saranno sentiti sollevati da un grande peso dopo aver appreso, lo scorso 29 ottobre, che la Cina avrebbe soppresso la sua legge secondo cui le coppie hanno diritto a un solo figlio. A suscitare questo sollievo aveva inoltre contribuito un resoconto in cui si sottolineava unilateralmente che le restrizioni in vigore dal 1980 sarebbero state abrogate.
A causa della regola del figlio unico, la Cina è minacciata da un massiccio invecchiamento. Era chiaro: si va avanti così si arriva al collasso economico. Dall’annuncio si può comprendere che siano queste le ragioni alla base delle misure adottate che permettono due figli per coppia.
L’obiettivo consiste infatti non nell’allentare le regole coercitive concernenti il numero di figli permesso, bensì nel proseguire l’applicazione del «principio della pianificazione famigliare da parte dello Stato», come annunciato da Xinhuanet. Ciò che è cambiato non è pertanto il principio ma il numero di figli consentito. Meglio di niente, si potrebbe dire.
La regola del figlio unico non significa semplicemente che le coppie possono avere un solo bambino. Essa implica un procedimento umiliante nei confronti delle donne (aborti costretti e sterilizzazioni involontarie), che rimangono incinte senza un permesso di nascita ufficiale. Per le madri non coniugate tale permesso non è neppure previsto. Non ci si meraviglia se la Cina è uno dei pochissimi Paesi che attestano un numero di suicidi superiore nelle donne rispetto agli uomini.
Il problema centrale della normativa cinese non riguarda il numero di figli consentiti, bensì la costrizione a limitare il numero di figli e il modo in cui tale misura viene attuata. Dal profilo della protezione della vita, la regola del figlio unico andrebbe non modificata bensì soppressa. Essa promuove gli aborti in generale, comporta aborti costretti nonché la selezione dei sessi.