Una gestante cui viene diagnosticato un tumore si trova di fronte a tormentose decisioni, sulla propria salute o sulla vita del suo bambino non ancora nato. Fino a poco tempo fa, la chemioterapia e la radioterapia erano ritenute rischiose per il bambino in gestazione. Ora, però, le più attuali ricerche forniscono un quadro più rassicurante per le persone interessate.
Già nel passato era risaputo che la chemioterapia nelle prime 12 settimane di gestazione può nuocere al bambino. Riguardo all’impiego della chemioterapia nelle fasi avanzate della gravidanza c’era il sospetto che il bambino potesse trarne danni al cervello e al cuore. Come però è stato reso noto in occasione del Congresso europeo di oncologia medica tenutosi lo scorso autunno a Madrid, una chemioterapia non comporta rischi per il bambino non ancora nato, dopo che è trascorso il terzo mese di gravidanza.
Un gruppo di ricercatori guidati da Frédéric Amant (Clinica universitaria di Leuven, Belgio) ha esaminato 38 nati da madri sottoposte a chemioterapia durante la gravidanza. Gli specialisti hanno studiato lo sviluppo mentale e la funzione cardiaca di questi bambini. I risultati sono stati comparati con quelli di 38 bambini esenti da questo rischio. Al momento del raffronto l’età dei bambini era di due anni.
«Per una chemioterapia praticata dopo il primo trimestre di una gravidanza, non abbiamo potuto evidenziare problemi nei bambini esaminati. Timori riguardo a una chemioterapia non devono essere una ragione per troncare una gravidanza in atto, o differire una tale terapia, o anticipare il momento del parto» ha dichiarato Amant.
A un risultato analogo ha portato uno studio dei ricercatori belgi sulle possibili conseguenze della radioterapia durante la gravidanza. In questi bambini non si poterono rilevare particolari anormalità. In ogni caso, una radioterapia deve svolgersi solo in condizioni ottimali di sicurezza, avvertono gli scienziati. Una particolare attenzione è richiesta nell’ultimo trimestre di gravidanza.